L’arte di David Ambrosio in Mostra
E’ uno di quei personaggi televisivi che, nonostante il passare del tempo e dei cambiamenti delle mode del momento, hai la certezza di poter sempre ritrovare. Ormai David Ambrosio, per la sua presenza in televisione, ma soprattutto per la sua simpatia e professionalità, è diventato un volto amico, se non familiare, per milioni di telespettatori che da più di un ventennio lo hanno seguito e continuano a seguirlo sulle varie emittenti televisive. I suoi programmi non sono semplicemente delle televendite, dove i fedelissimi spettatori possono ammirare e comprare i favolosi gioielli che l’eclettico conduttore mette a disposizione, ma diventano veri e propri talk show, dove lui si sbizzarrisce nelle sue esilaranti performances e chi chiama può trovare un attento confidente pronto a raccogliere le più intime confessioni. Ma, il quarantottene partenopeo non è solo un abile intrattenitore, ma anche un artista sensibile che imprime la sua arte su stampe e dipinti che non mancano di essere, poi, esposte nelle più rinomate Mostre internazionali. Ed è proprio in occasione dell’evento E Napoli creò…la sua leggenda d’arte e d’amore, fortemente voluto e organizzato da Stelvio Gambardella, ospitato sulla Terrazza del Castel dell’Ovo a Napoli dal 3 al 10 settembre, che incontriamo David Ambrosio nelle sue vesti di artista.
David, da oltre vent’anni sei in televisione e oramai per tantissimi telespettatori sei diventato un volto amico, come hai iniziato a fare televisione?
Ho iniziato per caso. Ho avuto la fortuna di andare a lavorare giovanissimo in una gioielleria conosciutissima a Napoli, un mondo a me praticamente sconosciuto fino ad allora. Silvestro Fiore, il proprietario, dopo pochi mesi intravide in me delle doti televisive. Doti che, ovviamente io non vedevo e che non credevo assolutamente di possedere, soprattutto perchè ero molto timido e quindi restio a mettermi in evidenza. Si può dire, quindi, che è stato questo lavoro a scegliere me.
Sei in diretta per due ore al giorno sul 135, Canale Italia, il mercoledì dalle 18,30 alle 19,30 e il venerdì dalle 16,00 alle 18 30, come fai a tenere i telespettatori incollati al teleschermo senza correre il rischio di annoiarli?
Sono convinto che chi si mette davanti al televisore in quel momento vuole distrarsi e rilassarsi, perciò provo a far diventare il mio programma leggero e divertente, quindi cerco di giocare con quelli mi seguono tentando di coinvolgerli, per fare in modo di far dimenticare, almeno per quel frangente, tutti i loro problemi. Per me è assolutamente un onore entrare nelle loro case e, scegliendo di stare in mia compagnia, mi sforzo di farli stare bene.
Capita che molte volte tra una telefonata e l’altra, qualcuno ti racconti un suo problema, una sofferenza, un disagio. Come hai capito che il pubblico ti considera ormai uno di famiglia?
A me piace conoscere personalmente la gente che mi chiama, soprattutto perchè non amo il semplice rapporto telefonico o attraverso la telecamera, che può apparire freddo e sterile. Quindi molto spesso capita che mi rechi a casa di chi ha deciso di acquistare un mio gioiello e portarglielo personalmente. Qui spesso mi raccontano fatti familiari importanti, che difficilmente confiderebbero ad estranei. Questo naturalmente mi gratifica e mi fa sentire veramente un loro familiare. Posso sinceramente affermare che in questi anni sono nate bellissime amicizie.
Tra i tanti che ti sono capitati, quale episodio ti ha più colpito o ti è rimasto più impresso?
Un episodio commovente è stato quando in trasmissione mi chiama una signora molto anziana che mi confida di essere completamente sola perchè i figli erano andati in vacanza lasciandola senza alcuna compagnia per tutta l’estate, poiché per loro rappresentava un peso. Mi ringraziò perchè io con la mia trasmissione ero una compagnia per lei. Colpito da questa cosa, decisi di andarla a trovare a casa sua. Quando mi vide scoppiò a piangere. Questo è uno dei ricordi che più mi sono rimasti nel cuore. Ma mi ha fatto anche capire che fare televisione è soprattutto una grande responsabilità perchè, aldilà della vendita del gioiello, trasmetti dei messaggi e delle emozioni. Grazie a questo ho scoperto che molte persone sono davvero sole ed io ho deciso di trasmettere a tutti solo emozioni belle e positive.
Questa tua sensibilità poi ti ha fatto scoprire di essere, oltre a un ottimo cominicatore, anche un artista profondo cimentandoti nella realizzazione di fotografie e dipinti. Da dove nasce questa tua passione per l’arte?
In realtà, questa passione è sempre stata dentro di me poiché ho sempre sentito l’esigenza di fermare delle immagini che riguardano momenti che di per sé rimarranno irripetibili. Quindi, imprimerli in uno scatto per poi intervenirvi con la pittura e con i colori, mi fa sentire realizzato e appagato.
Alla mostra Napoli creò… hai esposto l’opera dal titolo Scugnizzi, infanzia negata, cosa hai voluto comunicare?
Quando mi capita di passare tra alcuni dei più difficili quartieri di Napoli provo sempre un senso di disagio e dolore osservando, soprattutto, l’atteggiamento di alcuni ragazzini del posto che si comportano e si esprimono in un modo che, potrei definire, tutt’altro che corretto. Ovviamente il loro fare è solo il riflesso dell’ambiente in cui vivono, del modo di essere impostogli da quei posti e di conseguenza dal modo di fare e di pensare dei loro genitori. E proprio l’immmagine che rappresento nell’opera, le teste di bambola racchiuse in una scatola, vuole semplicemente far riflettere sul fatto che questi ragazzi già nascono ingabbiati nel loro contesto sociale e che, purtroppo, potrebbero essere destinati a rimanerci e a condurre esattamente la stessa esistenza dei loro affini. Succubi, perciò, per ignoranza, del loro destino.
Quindi è un contributo e un messaggio sociale che vuoi rivolgere, in particolare, alla città di Napoli…
Sono sempre condizionato dalla realtà che mi circonda e che cerco di imprimere nelle mie opere. Come in tutte quelle che ho realizzato fino ad ora e che ho avuto la fortuna di esporre in molti paesi, Parigi compresa, anche in questa c’è un messaggio. Contrariamente a quanto può sembrare, è un messaggio di speranza per questi ragazzi. Una speranza di riscatto, di rivalsa, che magari si può concretizzare con la fortuna di incontrare le persone giuste sul loro cammino di vita e che possono indirizzarle verso un percorso migliore.
Dunque credi nel cambiamento delle persone, e di conseguenza, della societa?
É fondamentale crederci, anche se tutto attorno ci spinge a non farlo. Senza la speranza di un futuro migliore per questi ragazzi e, conseguenzialmente per tutta la società, si perderebbe il senso della vita stessa e dello sforzo di continuare a renderla migliore per se stessi e per gli altri.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Prossimamente esporrò a Roma presso gli spazi di Officina Creativa con Maria Pia Avella e quasi sicuramente un progetto in fase di sviluppo, di cui ancora non posso dire molto, in Belgio. Ovviamente senza trascurare il mio impegno televisivo con il costante intento di far trascorrere ai miei telespettatori momenti di allegria e divertimento, naturalmente proponendo sempre un prodotto di qualità, in modo che tutti ne possano beneficiare.