Festival di Sanremo: Ravera Vs Aragozzini

Manca solo un giorno all’evento musicale dell’anno il Festival di Sanremo 2025 di Carlo Conti.

Nell’ultimo ventennio si sono susseguiti tanti protagonisti della Rai alla guida della kermesse, come Simona Ventura, Giorgio Panariello, Antonella Clerici, Paolo Bonolis, Gianni Morandi, Claudio Baglioni, lo stesso Carlo Conti, fino ad arrivare all’anno scorso con Amadeus. E quando si parla del Festival, Perché’ Sanremo è Sanremo, non possiamo non citarne il “re”: Pippo Baudo.

Ma, in questo spazio andiamo a parlare di due figure fondamentali per la manifestazione canora, che quest’anno arriva alla 75esima edizione: Gianni Ravera e Adriano Aragozzini. Non si può non citarli se si parla di Sanremo, poiché, ritengo abbiano contribuito, e non poco, a quello che è stato il Festival di Sanremo negli ultimi 30 anni

Gianni Ravera: l’uomo che ha inventato il Festival

Gianni Ravera

Giandomenico Ravera, meglio noto come Gianni Ravera, ha iniziato la sua carriera come cantante. A vent’anni partecipò ad un concorso in duetto con Nilla Pizzi. Carriera canora che è durata poco più di un decennio con tre partecipazioni al Festival.

Però, Ravera è maggiormente noto per essere stato l’organizzatore dal 1962 di ben 16 edizioni del Festival di Sanremo. A lui si deve l’invenzione, anche del Festival di Castrocaro e la Gondola d’Oro. Manifestazioni che hanno portato alla ribalta tantissimi cantanti da Eros Ramazzotti in poi.

Con il Festival di Sanremo ha saputo cogliere l’opportunità di trasformarlo da una semplice kermesse musicale a un vero e proprio evento mediatico. La rassegna canora sanremese viveva un periodo di declino per non aver saputo adeguarsi al passaggio della canzone dai vecchi schemi melodici degli anni Cinquanta a quelli dei giovani più “moderni”.

Anna Oxa

La sua ascesa è stata graduale e legata a una serie di fattori:

  • Visione: Ravera aveva una visione molto chiara di ciò che il Festival poteva diventare. Capì subito il potenziale della televisione e l’importanza di coinvolgere un pubblico sempre più vasto.
  • Capacità organizzativa: Era un uomo dotato di grande energia e di un talento innato per l’organizzazione. Sapeva come gestire le complessità di un evento di tale portata.
  • Relazioni: Grazie alla sua personalità carismatica e alla sua rete di contatti, riuscì a stringere rapporti importanti con artisti, case discografiche e media. Portò in Italia personaggi come Louis Amstrong, Stevie Wonder, Paul Anka e Wilson Pickett, e lanciò personaggi come Iva Zanicchi, Bobby Solo e Gigliola Cinquetti, ma anche Eros Ramazzotti e Zucchero Fornaciari. Famosa la sua litigata con Claudio Villa menzionata in tutte le interviste, per via della sua esclusione dal Festival nella prima serata (meccanismo che viene nell’ultimo periodo evitato lasciando tutti i cantanti accedere alla finale). Per chi scrive, e che negli anni ‘80 era un ragazzino, il nome di Gianni Ravera echeggia nella mente come un punto di riferimento del grande successo e risonanza del Festival, e non può non accostarsi a quello di Pippo Baudo e alle canzoni, ai cantanti e ai presentatori di quel periodo. L’organizzatore morì a Roma nel 1986, ma il suo nome resterà sempre legato alla storia della canzone italiana.

Nel 1972 fondava la società di produzione televisiva Publispei, che poi i figli Marco e Luca Ravera portarono avanti insieme a Carlo Bixio.

Ho raggiunto Luca Ravera per farci raccontare da lui qualche aneddoto del padre che lui ricorda:

Di aneddoti ve ne sono molti. Devi considerare che prima il Festival era profondamente diverso da quello di oggi. Negli anni Ottanta era tornato ad essere un’importante vetrina per lanciare artisti e canzoni e le case discografiche imponevano importanti limitazioni come il playback e il divieto di ospiti italiani. I ricordi sono tanti. nel 1968 portò sul palco del Casinò Louis Armstrong, la leggenda. Pochi sanno che dopo ci fu una discussione perché per averlo a Sanremo, mio padre gli aveva detto che doveva fare un concerto intero e non solo un passaggio televisivo. Però, dopo la lite finirono a cena insieme”.

Un’edizione particolare fu quella del 1980. Mio padre aveva da poco ripreso il Festival e per rilanciarlo aveva deciso che la conduzione doveva essere innovativa, folle e fuori dagli schemi per riportare la manifestazione sui giornali. Chiamo allora Benigni, quello dell’Altra domenica di Rai due. L’anno prima il Festival andava in onda solo il sabato, la serata finale, e la proclamazione del vincitore non fu trasmessa perché in onda c’era il telegiornale. La conduzione di Benigni cambiò tutto. Benigni fece una serie di scherzi a mio padre, uno di questi fu il bacio in diretta con Olimpia Carlisi. Benigni voleva che mio padre salisse sul palco e gli disse che il bacio sarebbe durato fino a quando lui non fosse arrivato. Per la cronaca mio padre non si mosse dalla quinta. Infatti, Roberto guardava sempre verso quella direzione e aspettava. Fu così che il bacio durò oltre un minuto”. (Luca Ravera)

Roberto Benigni, Toto Cutugno e Olimpia Carrisi

In conclusione, Gianni Ravera è stato una figura fondamentale per la storia del Festival di Sanremo. Grazie alla sua lungimiranza e alla sua capacità di innovare, ha trasformato un semplice concorso canoro in un evento di portata nazionale, capace di influenzare la cultura popolare italiana per decenni.

Adriano Aragozzini: il re del Festival e le sue folli serate

Adriano Aragozzini

Per molti, Adriano Aragozzini è stato il vero re del Festival di Sanremo. Nei primi anni ’90, grazie alla sua visione innovativa e al suo carisma, ha portato il Festival a livelli di popolarità mai raggiunti prima.

Ma cosa rendevano così speciali i suoi Sanremo? E cosa rese il suo Festival tutto nuovo? Scopriamolo insieme!

  • L’addio al playback:Una delle prime rivoluzioni introdotte da Aragozzini fu l’abolizione del playback. Gli artisti dovevano esibirsi dal vivo, accompagnati da un’orchestra di 50 elementi. Un modo per valorizzare la voce e l’interpretazione dei cantanti.
  • Duetti internazionali: Un’altra idea geniale fu quella di abbinare ogni canzone in gara a un artista internazionale, che la riproponeva in un’altra lingua. Un tocco di glamour e internazionalità che fece impazzire il pubblico.
  • Uno show grandioso: I suoi Sanremo erano veri e propri spettacoli, con scenografie elaborate, effetti speciali e ospiti internazionali. Aragozzini trasformava il Festival in un evento televisivo di grande impatto.

Perché i suoi Sanremo erano così amati? Aragozzini era un grande appassionato di musica e conosceva profondamente il mondo dello spettacolo. Questa sua passione si sentiva in ogni dettaglio del Festival. Non aveva paura di rischiare e di introdurre novità. Grazie a lui, il Festival di Sanremo è diventato un evento sempre più moderno e dinamico. Aragozzini aveva un profondo rispetto per gli artisti e li valorizzava al massimo. Questo creava un clima di grande collaborazione e creatività.

Cosa sappiamo ancora di Aragozzini? Sono tante le vicende legate alla sua figura come per esempio Tina Turner. Si dice che tra Aragozzini e la celebre cantante ci fosse una profonda intesa, quasi un amore proibito. La loro presenza insieme al Festival accendeva ancora di più la curiosità del pubblico. Da citare Il concerto di Claudio Baglioni nel 1998, Aragozzini organizzò il concerto del cantante allo Stadio Olimpico, un evento che fece la storia della musica italiana.

Negli ultimi anni, Aragozzini ha pubblicato un libro in cui racconta retroscena, aneddoti e curiosità sui suoi anni al Festival. Un vero e proprio tuffo nel passato per gli appassionati di musica e di gossip: “Questa sera canto io”

Adriano Aragozzini, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della musica italiana. I suoi Sanremo sono ancora oggi ricordati con affetto e nostalgia. Ma soprattutto, hanno contribuito a rendere il Festival un evento unico e irripetibile.

Per concludere, possiamo dire che nel match tra Gianni Ravera e Adriano Aragozzini,si ha un sostanziale pareggio e che la vittoria vada ad entrambi.

E da domani tocca a Carlo Conti.

Note dell’autoreSalvo Ardizzone, vive a Roma, attivista nel volontariato sociale, si occupa di pittura, fotografia, scrittura e arte pop. Alcune sue opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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