Dai Pooh a Hoop: Red Canzian e Giancarlo Genise insieme per i giovani talenti.
Il 19 dicembre 2024, il sottoscritto era tra gli invitati del Premio Stefano D’Orazio giunto quest’anno alla 4° edizione, un premio in ricordo del grande artista, manager e batterista dei Pooh. Un premio finalizzato anche per un progetto nato nel 2017, dove si dà spazio a nuovi talenti del mondo della musica.
Della serata ne abbiamo già dato un resoconto in un altro articolo ( di seguito il link), pertanto, ci soffermeremo, stavolta, esclusivamente su tale progetto.
In un edificio a Milano, dove dal 2009 c’è la casa dei Pooh (base dei loro incontri per prove e progetti legati al loro marchio), dal 2017 vi si trova anche la casa della “Hoop The Music Circle”, progetto che raccoglie operatori del settore (musicisti, produttori, arrangiatori) con la direzione artistica di Red Canzian.
Questo spazio, è diventato così, un punto di riferimento per chi vuole affacciarsi al mondo musicale, offrendo una serie di servizi e riuscendo a favorire una connessione tra la discografia e gli artisti.
Hoop è un marchio, uno status, un senso di appartenenza che fa riferimento alla società HOOP MUSC, nelle quale convergono delle società collegate tra loro: (Publishing, Edizioni Musicali, Comunication, Management).
Durante la serata del su citato premio, hanno partecipato alcuni giovani in qualità di concorrenti, ma anche giovani partecipanti delle edizioni scorse, che hanno cantato un medley delle canzoni dei Pooh, e soprattutto, di Stefano D’Orazio.
A capo di questo progetto c’è Giancarlo Genise, Amministratore Delegato dal 1° gennaio 2017, sempre con la direzione artistica di Red Canzian.
Red Canzian
Genise nasce a Kempten in Germania, classe 1978, da padre musicista e madre costumista. Vivere in ambiente artistico lo porta inevitabilmente a contatto con il mondo dello spettacolo, e ne rimane immediatamente attratto.
Nel 1999, si esibisce nelle navi da crociera tra le più “prestigiose” a livello mondiale. Questo gli dà modo di acquisire tanta esperienza e una professionalità a 360°.
Dal 2001 ritorna in Italia per continuare il suo percorso musicale, gli viene assegnato un riconoscimento: il premio “Mia Martini” per la Lombardia.
Nel 2001 entra far parte del gruppo RTI Mediaset lavorando nei maggiori programmi di successo come corista e cantante in La notte vola con Lorella Cuccarini su Canale 5, Sembra ieri su Rete 4, La voce nel sole con Albano, Pop star, Operazione Trionfo, La sai l’ultima, Viva Napoli, Crozza nel paese delle meraviglie.
Nel 2015 è commissario del Festival di Castrocaro, a settembre 2017 è giudice alla finale di Festival Show 2017 all’Arena di Verona su Real Time e ad ottobre 2017 e ottobre 2018 giudice alla finale del Cantagiro a Fiuggi. Giudice del programma televisivo All Together Now su Canale 5 con la conduzione di Michelle Hunziker.
Tutto questo lo porta ad approfondire la parte tecnica del canto e della produzione musicale, acquisendo competenze necessarie nell’assistere altri cantanti e autori. Oggi è riconosciuto tra i vocal coach dei big della canzone italiana e tra quelli europei, dopo essere stato il Vocal-Coach ufficiale all’Eurovision Song Contest 2022 a Torino per tutte le quaranta delegazioni europee
Conosciamo meglio Giancarlo Genise e il progetto Hoop.

Ha cominciato ad esibirsi da giovane, ma si ricorda la sua prima esibizione in pubblico?
La mia primissima esibizione risale a quando avevo solo 5 anni: cantavo Mamma Maria dei Ricchi e Poveri, con l’innocenza e l’entusiasmo di un bambino che scopre la magia della musica. È un ricordo dolcissimo, fatto di spensieratezza e di quella naturalezza che solo i bambini possono avere sul palco. La mia prima esibizione ufficiale, invece, è arrivata a 16 anni con E Poi di Giorgia. Quella volta era diverso: sentivo il peso dell’emozione, la consapevolezza di voler trasmettere qualcosa di profondo attraverso la mia voce. È stato un momento decisivo per me, perché mi ha fatto capire quanto la musica fosse più di una semplice passione: era il mio modo di comunicare, di esprimere me stesso. Da lì in poi, ogni palco è diventato una casa, ogni canzone un viaggio, ogni esibizione un’emozione unica da condividere con chi mi ascolta.
Tante canzoni interpretate nel suo percorso, ma qual è il suo cavallo di battaglia??
Ce ne sono stati tanti, ognuno legato a un periodo specifico della mia vita e della mia crescita artistica. Ogni fase ha avuto il suo cavallo di battaglia, il brano che meglio rappresentava la mia vocalità e il mio stato d’animo in quel momento. Oggi, più che un singolo brano, direi che la mia identità vocale si esprime attraverso una determinata sonorità e interpretazione. Mi lascio guidare dall’emozione del momento, scegliendo canzoni che mi permettono di esprimere al meglio la mia voce e il mio vissuto. La musica è in continua evoluzione, proprio come me, e forse è questo il bello: non fermarsi mai a un’unica definizione, ma continuare a scoprire e riscoprire se stessi attraverso le note.
Tra i progetti realizzati da Stefano D’Orazio e Red Canzian ci sono anche i musical, tra gli altri Pinocchio e Casanova. Ma, tra i musical internazionali c’è un titolo suo preferito? (per esempio, tra quelli di Andrew Lloyd Webber o altri autori)
I musical hanno sempre avuto un fascino speciale per me, perché rappresentano la perfetta fusione tra musica, teatro e interpretazione. Tra quelli internazionali, è difficile sceglierne uno solo, ma sicuramente i lavori di Andrew Lloyd Webber hanno lasciato un segno profondo nella storia del genere. Se dovessi indicare un titolo che mi ha particolarmente colpito, direi The Phantom of the Opera: un capolavoro assoluto, con melodie iconiche e un’intensità emotiva straordinaria. La scrittura musicale di Webber, unita alla potenza della storia e alla profondità dei personaggi, rende questo musical un’esperienza unica sia per chi lo interpreta che per chi lo vive da spettatore. Detto questo, ci sono tanti altri titoli che apprezzo, da Les Misérables a Jesus Christ Superstar, fino a opere più moderne. Ogni musical ha qualcosa di speciale e la capacità di trasportare il pubblico in un universo fatto di emozioni, sogni e storie indimenticabili.
Anche se lei è un interprete, ha mai scritto o presentato un brano per il Festival di Sanremo?
Pur essendo principalmente un interprete, la scrittura è un aspetto della musica che mi ha sempre affascinato. Nel mio percorso ho avuto modo di lavorare su diversi brani, sia per me che per altri artisti, ma non ho mai presentato ufficialmente una mia canzone al Festival di Sanremo. Sanremo è una vetrina straordinaria, un palco che ha segnato la storia della musica italiana e che continua a essere un sogno per molti artisti. Chissà, magari in futuro potrebbe esserci l’occasione giusta, con un brano che rispecchi pienamente la mia identità artistica e il mio percorso musicale. La musica è fatta di incontri, ispirazioni e momenti giusti, quindi mai dire mai!
Un consiglio che ha ricevuto da ognuno dei componenti dei Pooh: Red, Roby, Dodi, Stefano e Riccardo.
Ogni componente dei Pooh mi ha lasciato qualcosa di prezioso, un consiglio o un insegnamento che ha contribuito alla mia crescita artistica e personale.
Red Canzian mi ha insegnato l’importanza dell’autenticità. Mi ha sempre detto che la musica è vera solo quando viene vissuta con il cuore, senza artifici o costruzioni. Essere sé stessi sul palco è il modo migliore per arrivare alla gente.
Roby Facchinetti mi ha trasmesso il valore della melodia e dell’intensità interpretativa. La sua visione della musica è profondamente emozionale, e mi ha fatto capire quanto sia fondamentale mettere l’anima in ogni nota.
Dodi Battaglia mi ha mostrato quanto sia importante la tecnica, ma anche la capacità di trasformarla in emozione. Il suo modo di suonare e interpretare mi ha fatto comprendere che la perfezione tecnica deve sempre essere al servizio della comunicazione.
Stefano D’Orazio mi ha dato una grande lezione di versatilità e spettacolarità. Lui era un artista a tutto tondo, capace di unire musica, teatro e narrazione con un’energia incredibile. Da lui ho imparato che la musica è anche racconto e che il carisma sul palco è fondamentale.
Riccardo Fogli, infine, mi ha insegnato la profondità dell’interpretazione. La sua voce e il suo modo di dare vita alle parole mi hanno fatto capire quanto sia importante sentire davvero ciò che si canta, per farlo arrivare dritto al cuore di chi ascolta.
Ognuno di loro, con la propria sensibilità e la propria esperienza, mi ha lasciato qualcosa di unico, che porto con me ogni volta che salgo su un palco.
Il Genise privato, a casa e nel tempo libero: nell’armadio cosa troveremo? Sa cucinare?
Giancarlo Genise
Il Genise privato è molto più semplice e rilassato rispetto all’immagine che porto sul palco. Nel mio armadio troverete sicuramente tanti outfit comodi, perché nel tempo libero amo vestirmi in modo pratico e senza troppi fronzoli. Prediligo i colori neutri, ma non mancano capi con un tocco di personalità, magari qualche giacca particolare o accessori che raccontano un po’ di me. Quando serve, so anche trasformarmi con un look più ricercato, ma nella quotidianità vince sempre la comodità! E per quanto riguarda la cucina? Diciamo che ci provo! Non mi definirei uno chef, ma me la cavo. Mi piace sperimentare e, quando ho tempo, mettermi ai fornelli per preparare qualcosa di gustoso. Ho alcuni piatti “forti” che riescono bene, e mi diverte cucinare per le persone a cui voglio bene. Per me, la tavola è un momento di condivisione, proprio come la musica: deve essere fatta con passione e deve emozionare chi la vive!
Progetto Hoop lo trovo grandioso! Una fabbrica dei sogni, per tanti giovani cantanti. Quale’ il mood. Come avviene il “reclutamento” tramite audizioni? Cercate voci con timbro alla Pooh? Quali sono le caratteristiche principali, per accedere ad un percorso “hoop”.
Il Progetto Hoop è davvero una “fabbrica dei sogni”, un luogo in cui i giovani talenti possono trovare una guida, un’opportunità e, soprattutto, un ambiente in cui crescere artisticamente. Il mood è quello della passione, della dedizione e della qualità musicale, con l’obiettivo di formare interpreti e artisti capaci di emozionare e lasciare un segno. Il percorso inizia solitamente con delle audizioni, in cui valutiamo le qualità vocali, ma anche la personalità e l’attitudine dell’artista. Non cerchiamo solo voci “alla Pooh” o con un timbro specifico: l’obiettivo è trovare talenti con un’identità ben definita, persone che abbiano qualcosa da raccontare e che sappiano farlo attraverso la musica.
Chi entra nel percorso Hoop deve avere:
Una voce autentica, con un timbro riconoscibile o comunque con un potenziale espressivo interessante. Un grande amore per la musica. Capacità interpretativa. Apertura al lavoro e alla crescita, perché l’obiettivo è formare artisti a 360 gradi, pronti a migliorarsi costantemente. Hoop non è solo un’accademia, ma un vero e proprio viaggio nel mondo della musica, un’esperienza che permette ai giovani di sviluppare la propria identità artistica e di affrontare il percorso musicale con consapevolezza, supportati da professionisti del settore.
Silvia Mezzanotte grande amica, fantastico il duetto di Ti sento. C’è un featuring che sogna di fare con un o una cantante in vita o non più presente?
Silvia Mezzanotte è una grande artista e una cara amica. Duettare con lei su Ti Sento è stato un momento magico, perché è un brano di grande intensità e la sua voce ha una potenza emotiva straordinaria. Se dovessi sognare un featuring ideale, sarebbe davvero difficile sceglierne solo uno. Tra gli artisti in vita, mi piacerebbe collaborare con Giorgia, perché ha una vocalità straordinaria e un’anima interpretativa unica, capace di trasformare ogni canzone in pura emozione. Tra le voci maschili, invece, mi affascinerebbe un duetto con Tiziano Ferro o Marco Mengoni. Entrambi hanno un timbro distintivo e un’intensità interpretativa che darebbe un sapore speciale a qualsiasi brano. E se allargassimo i confini del sogno, allora il nome che spicca è sicuramente Céline Dion. La sua voce è leggenda, il suo modo di cantare riesce a toccare corde profonde, e un duetto con lei sarebbe un’esperienza incredibile. In ogni caso, per me un duetto non è solo una combinazione di voci, ma un incontro di anime musicali. Chissà, magari il futuro riserverà collaborazioni davvero speciali!
Note dell’autore: Salvo Ardizzone, vive a Roma, attivista nel volontariato sociale, si occupa di pittura, fotografia, scrittura e arte pop. Alcune sue opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.